HEALTH & TECHNOLOGY

Una tecnologia “amichevole” per l’ospedale del futuro

Presso il Dipartimento di chirurgia maxillofacciale del Radboud University Medical Center di Nijmegen, in Olanda, si sta forse tracciando la via per l’ospedale del futuro, e per un nuovo modo di intendere la relazione medico-paziente.

Un ambiente piacevole con un tavolo, un computer e un proiettore, una semplice sessione di videochat con gli Specialisti: i confini della clinica “reale” vengono varcati solo in caso siano necessari esami di approfondimento.

Non si tratta di una straordinaria rivoluzione tecnologica, ma l’indice di soddisfazione dei pazienti ha registrato una netta crescita. Qual è la ragione?

Secondo il direttore del Dipartimento, Dott. Stefaan Bergé, il segreto del successo di questo metodo è molto semplice: aver seguito le richieste e i suggerimenti dei pazienti stessi. Più privacy, stanze accoglienti e in colori chiari, più giochi per i bambini, tavoli rotondi invece che rettangolari, ma soprattutto un rapporto più equilibrato e “paritario” con il medico, senza quell’atmosfera di soggezione tipica dei consulti tradizionali.

 

Informazione digitale ed efficienza

Negli USA, anche la Cleveland Clinic ha molto investito nel campo della Digital Health e delle piattaforme informatiche, realizzando un blog molto approfondito sull’educazione al paziente, affiancato a un sito dedicato ai professionisti della salute per condividere le ultime scoperte della ricerca e le novità in ambito trattamenti, oltre a un gran numero di App in tema benessere e qualità di vita, ma non solo. Con queste soluzioni digitali i pazienti possono infatti accedere alle loro cartelle cliniche, chattare in diretta con il medico, richiedere un servizio di telemedicina, o semplicemente pagare le loro fatture online.

Forse anche grazie a queste soluzioni, questa clinica è una delle poche strutture americane a garantire appuntamenti ambulatoriali nello stesso giorno della prenotazione.

L’efficienza della Cleveland Clinic è così rinomata a livello mondiale, che anche l’ospedale di Abu Dhabi ha deciso di adottare la stessa filosofia digitale, combinandola con strutture all’avanguardia e un esemplare lavoro di gruppo.

 

L’ambiente prima di tutto

Anche la società di consulenza sanitaria Fuelfor crede di poter cambiare l’assistenza medica, trasformando le ore di attesa nelle sale d’aspetto in momenti costruiti consapevolmente, progettando ad esempio centri di terapia oncologica su base familiare, ripensando il servizio di accoglienza o personalizzando l’esperienza visiva dei pazienti con ambienti particolarmente gradevoli.

3 ospedali pediatrici a Stoccolma, Adelaide e Orlando (Svezia, Australia e USA) hanno applicato soluzioni di “ambient experience” con risultati sorprendenti.

Grazie a luci speciali, decorazioni, giocattoli e altri oggetti divertenti, gli esami risultano meglio sopportati dai bambini, e i medici possono così lavorare efficacemente su pazienti più tranquilli. In questo modo, nel solo Florida Hospital il numero dei pazienti è raddoppiato in pochi anni, con un indice di gradimento elevatissimo.

 

Il futuro che ci aspetta

Tutti questi progetti guardano dritti al futuro dei nostri ospedali.

Una struttura con stanze asettiche e anonime, lunghi corridoi senza finestre e senza piante, con le porte degli uffici medici perennemente chiuse, è come una specie di dinosauro destinata all’estinzione.

Il divario tra lo sviluppo tecnologico e il livello di un ospedale medio è enorme. I tradizionali percorsi legati alla salute appartengono al 19° secolo e si svolgono in edifici del 20° secolo, ma la tecnologia è arrivata al 21°.

È questa dissonanza che va risolta. Ma come?

Il Dott. John Sharp, docente ad Harvard ed esperto di modalità di interazione con i pazienti, ritiene che gli ospedali si ridurranno in futuro a unità di emergenza e sale operatorie e post-chirurgiche, mentre le malattie croniche saranno trattate a casa con l’aiuto della telemedicina e dei sensori indossabili.

In queste condizioni, la terapia domiciliare è più efficace di quella in ospedale, e quando si rendesse necessario il ricovero in una struttura sanitaria, sarebbe indispensabile che questa non fosse un edificio mostruoso e ostile, ma uno spazio positivo, vitale e meno solitario. Con più possibilità per i pazienti di muoversi e camminare anche all’esterno, e la “vivacizzazione” dei corridoi, predisposti come area di incontro con i familiari e i medici.

Il tutto può sembrare utopistico, ma avrebbe anche risvolti positivi dal lato della spesa sanitaria: già nel 1984 la rivista Science pubblicò uno studio secondo il quale i pazienti sottoposti a chirurgia della vescica avevano un’ospedalizzazione più breve se ricoverati in una stanza con vista sul giardino.

 

I pazienti vogliono il cambiamento

“Healthcare Innovation Barometer”, ricerca svolta nel 2013 da Intel, indica che le esigenze sanitarie dei pazienti in tutto il mondo sono principalmente focalizzate sulla tecnologia e la personalizzazione.

Secondo il sondaggio, il 57% delle persone ritiene che gli ospedali tradizionali saranno presto superati.

Più del 70% degli intervistati si è dimostrato favorevole all’impiego di sensori indossabili e persino ingeribili. Il 72% sarebbe disponibile a un consulto medico tramite webconference in casi non urgenti. Il 66% ha dichiarato che vorrebbe una terapia disegnata specificamente sul profilo genetico personale.

L’84%, infine, sarebbe disposto a condividere i propri dati sanitari per godere di interventi medici più tempestivi e costi inferiori.

Le persone sembrano dunque pronte a un cambiamento radicale nell’approccio alla loro salute, alle modalità di cura e alla relazione con le strutture e con i medici.

Gli esempi di progetti vincenti in questo senso, come abbiamo visto, non mancano; a questo punto le istituzioni che vogliono guardare al futuro della sanità, devono dimostrare di essere in grado di superare con i fatti una visione ancora troppo legata a dinamiche tradizionali.

 

 

 

Fonti:

medicalfuturist.com

forbes.com

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