DIGITAL HEALTHHEALTH & TECHNOLOGY

Un aiuto digitale per la gastroenterologia di domani

Problemi digestivi, intolleranze e disturbi gastrointestinali di varia natura sono estremamente diffusi, soprattutto a causa di un’alimentazione e di ritmi non sempre adeguati.

Secondo un sondaggio effettuato negli USA, più del 70% della popolazione ha convissuto almeno una volta con questi sintomi, in molti casi anche per diverse settimane consecutive. Il dato su cui riflettere è però un altro, cioè che la metà di queste persone non si è rivolta al medico, vuoi per una sorta di “imbarazzo” per la natura dei disturbi, vuoi perché non hanno ritenuto che i loro problemi richiedessero attenzione specialistica.

È su questo fronte che le tecnologie di digital health rappresentano oggi un valido supporto anche in area gastroenterologica, permettendo alle persone di acquisire consapevolezza sul loro disturbo, offrendo un stimolo in più per relazionarsi con il medico per un consulto.

Il microbiota aiuta la diagnosi

L’insieme di batteri e altri microrganismi (circa 1,5 kg!) che popolano il nostro intestino è chiamato microbiota, e ha una composizione differente e unica per ciascuno di noi, come una sorta di impronta digitale. Il microbiota è considerato come un vero e proprio organo, in grado di regolare le funzioni metaboliche e immunitarie, proteggendoci da diverse malattie e influenzando persino l’umore e le funzioni cerebrali.

Conoscere l’esatta composizione del microbiota ci aiuterebbe perciò a ritrovarne l’equilibrio e a stare meglio, magari adottando piccoli cambiamenti nella dieta o nello stile di vita.

Già molte aziende offrono un servizio di test sul microbiota (o più precisamente sul microbioma, ovvero il patrimonio genetico del microbiota), con un kit per raccogliere i campioni e l’invio dei risultati direttamente via email, garantendo naturalmente il massimo rispetto della privacy.

Una delle prime è stata la statunitense Ubiome, ma oggi c’è l’imbarazzo della scelta: Viome e l’estone Microbiome garantiscono ad esempio più o meno lo stesso servizio.
La startup californiana Thryve va oltre, offrendo anche la realizzazione di probiotici personalizzati in base ai risultati del test, per mantenere la salute ideale del microbiota.

Una colonscopia più “digeribile”

Uno degli ostacoli più difficili da superare per una diagnosi tempestiva delle patologie gastrointestinali, è rappresentato ancora oggi dal timore con cui i pazienti affrontano la temuta colonscopia, esame piuttosto invasivo con cui si “esplora” la superficie interna dell’intestino alla ricerca di eventuali alterazioni.

Un grande aiuto in questo ambito sembra però arrivare dalle nanotecnologie.

Alcuni ricercatori stanno infatti sperimentando dei robot microscopici – più piccoli di un millimetro – in grado di nuotare letteralmente attraverso i fluidi corporei; un modo possibile per applicare le loro potenzialità al sistema gastrointestinale sarebbe quello di renderli “digestibili”.

Del resto, l’FDA ha già approvato nel 2017 la prima pillola digitale con un sistema di tracciamento dell’ingestione e dell’assorbimento dei farmaci; un’eventuale combinazione con altri sensori potrebbe davvero rappresentare un’alternativa alla colonscopia tradizionale.

Come risultato dei primi studi in materia, Medtronic, azienda americana leader mondiale nel campo delle tecnologie mediche, ha sviluppato il sistema PillCam Colon, costituito da una minuscola telecamera all’interno di una capsula ingeribile, che fornisce una visione diretta del colon, a supporto di una diagnosi accurata.

Lo scenario potrebbe essere il seguente: il medico ci chiede di deglutire una di queste pillole e insieme seguiamo sul monitor i suoi movimenti nell’intestino, analizzando e commentando in tempo reale quello che si vede: massima efficacia, minimo disagio.

Fonte: medicalfuturist.com

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