DIGITAL HEALTH

Digital Health: a che punto è la connected care?

 

La digitalizzazione può rappresentare un fattore decisivo nel difficile percorso verso la sostenibilità del sistema sanitario?
Un sfida difficile dagli esiti incerti, ma gli esperti ritengono che l’implementazione delle tecnologie digitali nella struttura organizzativa della sanità ne permetterebbe effettivamente un “alleggerimento” complessivo, con migliori servizi, maggiore efficienza dell’assistenza medica e razionalizzazione delle risorse economiche.

In questo percorso, un ruolo chiave spetta alla cosiddetta Connected Care, il cui obiettivo è la realizzazione di modelli di digital health condivisi e integrati tra ospedale e territorio, che favoriscano una connessione diretta tra tutti i soggetti coinvolti e una presa in carico a 360° del paziente, con un suo maggiore coinvolgimento nel piano di cura.

La convinzione delle istituzioni centrali e locali è che sia ormai il momento di puntare con decisione sulle nuove tecnologie come mezzo indispensabile per garantire a paziente e professionisti una relazione continua ed efficiente durante tutto il percorso clinico: accesso facilitato alle informazioni sanitarie, monitoraggio remoto e telemedicina, potrebbero produrre un cambiamento decisivo nei comportamenti migliorando la fase di prevenzione.

Ma i cittadini sono pronti al cambiamento?

Connected care: il cittadino al centro dell’esperienza digitale
Da una recente ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano, emerge che, se da un lato la spesa “digitale” è cresciuta del 7% e sono pronte le soluzioni tecnologiche per fare il passo decisivo verso una sanità “interconnessa”, dall’altro gli italiani pensano che la digitalizzazione sia in grado di apportare numerosi vantaggi alla loro domanda di salute.
Nonostante questi segnali positivi, il processo sta però avanzando a piccoli passi, a causa principalmente della mancanza di risorse e competenze.

“La crescita della spesa per l’innovazione digitale in Sanità è un segnale confortante che conferma il ruolo strategico del digitale per innovare i processi del sistema sanitario – ha affermato Mariano Corso, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità – Il digitale sta modificando tutte le fasi della presa in carico del paziente, dalla prevenzione alla cura, fino al post-ricovero, attraverso strumenti come la Cartella Clinica Elettronica, la Telemedicina, l’Intelligenza Artificiale e le Terapie Digitali. Ma per sfruttarne appieno le opportunità bisogna ripensare l’organizzazione e la governance del sistema, sviluppare le competenze del personale e rivedere la relazione fra operatori e pazienti, in modo da mettere il cittadino al centro dei processi di prevenzione e cura e consentire un migliore e più rapido accesso alle informazioni e ai servizi sanitari”.

Medici sempre più digitali, ma i pazienti?
Gli strumenti digitali sembrano oggi far parte della normale quotidianità dei professionisti: l’85% dei Medici di Medicina Generale e l’81% degli specialisti utilizza la mail per comunicare con i pazienti, e anche WhatsApp è uno strumento diffuso (rispettivamente 64% e 57%) per fissare appuntamenti e condividere documenti o informazioni cliniche. Al contrario, meno del 20% dei pazienti utilizza le modalità digitali per comunicare col proprio medico, o prenotare e pagare online le visite.
I cittadini sono invece più coinvolti (circa 40%) nell’impiego di dispositivi wearable e App di coaching per tenere sotto controllo salute e stile di vita.

“Il digitale sta cambiando i tradizionali punti di contatto della Sanità, introducendone di nuovi, come siti web, App e chatbot – ha spiegato Chiara Sgarbossa, Direttore dell’Osservatorio – Le nuove tecnologie devono essere impiegate per riprogettare l’esperienza degli utenti affinché possano accedere più facilmente e velocemente a informazioni e servizi secondo modelli di cura innovativi e sostenibili. Sarà importante da questo punto di vista superare barriere e diffidenze, riconoscendo la specificità dei diversi profili di cittadini e sapendo progettare percorsi differenziati in grado di superare il potenziale digital divide, che rischierebbe di escludere proprio quelle fasce di popolazione che hanno maggiore bisogno di un sostegno”.

Il ruolo della Telemedicina
In questo complesso scenario, la diffusione della telemedicina potrebbe rivestire un’importanza cruciale nell’integrazione tra ospedale e territorio e nell’aggregazione delle cure. Gli operatori si dicono convinti dell’utilità di questi sistemi, purtroppo però la spesa in innovazione digitale delle strutture sanitarie si è fino ad ora concentrata sul supporto digitale dei processi, a discapito della diffusione dei sistemi di che permetterebbero ai medici di assistere i pazienti da remoto, con monitoraggio, diagnosi e gestione adottati solo dal 27% delle strutture nell’ambito di progetti pilota.
In modo analogo, la teleassistenza, con presa in carico a domicilio dei soggetti fragili, tramite l’attivazione di allarmi e servizi di emergenza, viene utilizzata solo dal 22% delle aziende ospedaliere.

Come ha commentato Cristina Masella, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità, “per quanto il digitale rappresenti una priorità per le strutture sanitarie italiane, il livello di maturità che emerge dalla fotografia della situazione attuale mostra un quadro ancora disorganico. È necessario comprendere che l’adozione delle tecnologie digitali e la loro corretta integrazione nel Patient Journey consentirebbero, se pienamente sfruttate, di mettere davvero il paziente al centro dell’ecosistema, rendendo più appropriato e sostenibile il suo rapporto con i professionisti sanitari e con il sistema salute”.

Fonte: Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità

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