HEALTH & TECHNOLOGY

Sangue artificiale: sogno irrealizzabile o futuro possibile?

Il primo tentativo di trasfusione di sangue storicamente documentato avvenne nel 1492, nel vano tentativo di salvare la vita a Papa Innocenzo VIII.

Bisogna però aspettare la seconda metà del 1800 per vedere i primi risultati positivi in campo trasfusionale. Nel corso dei decenni seguenti la tecnologia medica ha permesso di raggiungere un livello di sicurezza pressoché totale, ma oggi c’è una cosa che da allora non è cambiata affatto: la scarsità di sangue disponibile per le trasfusioni.
I donatori annui a livello globale sono circa 117 milioni, ma allo stesso tempo è stato calcolato che ogni 2 secondi una persona nel mondo avrebbe bisogno di una trasfusione, così il sangue non è mai sufficiente per tutti, soprattutto se si tratta di gruppi sanguigni rari.

Il sangue non è acqua
Già nel 1600 medici e scienziati erano alla ricerca di un fluido alternativo che potesse sostituire il sangue umano in caso di necessità: prima di essere abbandonati, gli esperimenti si susseguirono per più di un secolo con l’utilizzo di ogni sorta di liquido, e risultati – neanche a dirlo – disastrosi.

Da qualche anno però, lo sviluppo delle biotecnologie ha riportato d’attualità il sogno del sangue artificiale.

Il problema è che il sangue umano è un cocktail incredibilmente complesso di proteine, sale, piastrine, globuli rossi e bianchi perfettamente progettato per fornire ossigeno e sostanze nutritive a tutto il corpo con precisione ed efficienza. Riprodurre quelle caratteristiche in laboratorio è difficilissimo, senza contare che l’eventuale “surrogato” dovrebbe poter essere conservato a lungo senza deteriorarsi.

Lo stato dell’arte

Nel 2017, ricercatori dell’Università di Bristol hanno prodotto per la prima volta in laboratorio cellule precursori dei globuli rossi a partire da cellule staminali.
Più recentemente, la startup di bioingegneria KaloCyte ha creato Erythomer, un globulo rosso artificiale di emoglobina purificata, rivestito in un guscio sintetico, che potrebbe essere conservato a temperatura ambiente per lunghi periodi di tempo e iniettato in qualsiasi essere umano.

I risultati forse più promettenti sono però quelli ottenuti da un team giapponese esperto di nanotecnologie, che ha da poco sviluppato un sostituto sintetico del sangue in grado di assolvere due funzioni fondamentali: il trasporto dell’ossigeno e la presenza di particelle in grado di regolare la coagulazione, esattamente come le piastrine. Si tratterebbe di un sangue universale, ovvero compatibile con qualsiasi gruppo sanguigno, e i primi test su animali hanno avuto incoraggianti percentuali di successo intorno al 60%.

Secondo una stima, il mercato del sangue artificiale potrebbe valere più di 15 miliardi di dollari entro il 2027, ma i tempi non sono ancora maturi e prima di vedere un sostituto all’altezza del buon vecchio sangue naturale, ci vorranno ancora diversi anni.

Fino a quel momento non smettiamo di andare a donare, e facciamolo nel modo più intelligente e consapevole possibile.

Digital Health e sangue: come diventare donatori “intelligenti”

SmartDONOR è un’app realizzata dalla startup siciliana Moodika in collaborazione con Avis e Fidas per rendere più efficiente e consapevole l’attività dei donatori, supportando allo stesso tempo gli operatori nell’ottimizzare e promuovere la cultura della donazione.

In pratica ci si può iscrivere alla piattaforma sia come singoli donatori sia come associazione; i primi possono accedere a una vasta gamma d’informazioni, come il fabbisogno di sangue della propria città o il centro trasfusionale migliore in cui donare, ma possono anche programmare ogni singola donazione, e raccogliere i propri dati in una cartella donatore. Iscrivendosi come associazione si potrà invece gestire più facilmente l’attività sul campo, comunicando in tempo reale le esigenze di sangue ai propri iscritti, convocandoli in base al calendario attività con una promozione più diretta ed efficace.

Fonte: medicalfuturist.com

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