DIGITAL HEALTH

Vaccinazioni: la battaglia della Digital Health

Sgombriamo subito il campo, dicendo chiaramente che non vaccinarsi contro alcune malattie infettive, come morbillo, parotite o rosolia, è una scelta personale, ma gravemente rischiosa per la salute di tutti. In sostanza, la superficialità di pochi contro il benessere della collettività.
(Tra l’altro ricordiamo che in Italia i vaccini citati sopra sono obbligatori per i nati dal 2001).

Il ritorno del morbillo

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente lanciato l’allarme per un aumento del 300% dei casi morbillo a livello mondiale nei primi 3 mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018, inserendo tra le 10 minacce più importanti per la salute globale proprio la decisione di non sottoporsi a vaccinazione.
Nel continente africano la crescita è stata addirittura drammatica, con un aumento del 700% dovuto principalmente a una copertura vaccinale più debole rispetto ad altri Paesi.
In Europa i casi di morbillo hanno raggiunto il picco massimo degli ultimi 20 anni e nel 2018 sono morti 72 bambini e adulti vulnerabili, il doppio rispetto a un anno prima.
Lo scorso aprile, a New York, è stata dichiarata un’emergenza sanitaria pubblica per un focolaio di morbillo a Brooklyn, scoppiato all’interno di una comunità che non si era sottoposta a vaccinazione per motivi religiosi.

Il contagio “social”

Mancanza di accesso alle risorse sanitarie e motivazioni religiose sono le due ragioni principali per le quali le persone non si vaccinano, ma a queste si è aggiunto negli ultimi anni un ulteriore problema, alimentato dalle piattaforme di social network.
Ci riferiamo all’aumento di teorie “cospirazioniste” sull’avidità delle aziende farmaceutiche e alle fake news sui potenziali danni che i vaccini provocherebbero alla salute, che hanno occupato uno spazio significativo nel discorso pubblico proprio “grazie” al mondo dei social.

L’accesso alle informazioni giuste ti salva la vita

Nonostante l’OMS abbia stimato che attualmente le vaccinazioni sono in grado di evitare più di 2 milioni di morti all’anno, e che con un miglioramento della copertura globale questo numero potrebbe crescere ulteriormente di 1,5 milioni, la rapida diffusione della disinformazione sui canali digitali ha comunque rafforzato il movimento anti vaccini.
Un rapporto pubblicato a gennaio nel Regno Unito dalla Royal Society for Public Health, sostiene che metà dei genitori con bambini piccoli siano stati esposti sui social media a informazioni false riguardanti la sicurezza dei vaccini.
La chiave del successo di questa distorta modalità di comunicazione risiede nella continua ripetizione del messaggio: ascoltarlo o leggerlo più volte e per un periodo prolungato, influenza i comportamenti delle persone, indipendentemente dal loro pensiero razionale.
In un’epoca in cui il problema non è la scarsità di informazioni ma piuttosto il contrario, cioè la loro sovrabbondanza: la sfida più grande per la digital health è riuscire a filtrare quelle “giuste”, perché quelle sbagliate rappresentano un grave rischio per la salute generale.

Vaccinarsi contro le bufale

Purtroppo non esiste una vaccino per sconfiggere le fake news: l’unico modo di sviluppare immunità contro di esse è acquisire consapevolezza e saper valutare in modo appropriato quello che leggiamo in rete.
In questo percorso, i giganti del social-web possono acquisire un ruolo cruciale per la creazione di una nuova cultura dell’informazione on-line sulla salute.
In primis limitando la diffusione dei messaggi fuorvianti. Ma come?
Nel 2018 Facebook ha eliminato decine di pagine “pseudo-scientifiche” che diffondevano informazioni false sulla salute e sui vaccini, e da quest’anno non consentirà più la promozione tramite annunci di messaggi no-vax, penalizzandoli anche nei risultati di ricerca. Pinterest ha modificato la sua barra di ricerca, facendo in modo che non compaia nulla quando si digitano parole come “vaccino”, “no-vax”, ecc.
Infine, Amazon ha eliminato dalla sua piattaforma di streaming molti documentari che mettevano in discussione la sicurezza dei vaccini.
Queste iniziative potrebbero prossimamente risultare ancora più efficaci se associate a un miglioramento della visibilità di autorevoli influencer e Opinion Leader a sostegno dei vaccini.

Alexa e Siri paladini delle vaccinazioni?

Anche fuori dal mondo social, gli strumenti tecnologici e le applicazioni di digital health possono offrire un grande aiuto alla diffusione dei vaccini.
Algoritmi sempre più sofisticati sarebbero in grado di sconfiggere ogni esitazione, nello stesso modo in cui Netflix ci suggerisce film che potrebbero piacerci; i sistemi sanitari potrebbero così inviare messaggi personalizzati che avrebbero maggiori probabilità di entrare in sintonia con le persone, segnalando in modo mirato ai soggetti a rischio che dovrebbero essere vaccinati.
Nel solco di questa strategia, l’associazione scientifica austriaca ViVI – Vienna Vaccine Safety Initiative ha lanciato ad esempio VaccApp, una app per aiutare i genitori a tenere traccia dei vaccini: oltre a quelli inseriti nel programma sanitario, contiene anche quelli raccomandati e quelli consigliati per destinazioni di viaggio particolari.
Infine anche gli assistenti vocali come Siri, Google Home o Alexa, potrebbero in futuro scendere in campo, aiutando gli utenti a mantenere aggiornato il calendario e la pianificazione delle vaccinazioni, o addirittura “parlare” direttamente agli utenti dei vantaggi di vaccinarsi.
La battaglia digitale per l’immunizzazione è appena cominciata

Fonte: medicalfuturist.com

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