DIGITAL HEALTHHEALTH & TECHNOLOGY

Lotta al cambiamento climatico: il ruolo della Digital Health

L’OMS, nel suo rapporto speciale COP24, evidenzia come il cambiamento climatico stia minacciando ogni aspetto della nostra società, rappresentando la più grande sfida per la salute del 21° secolo.
Ma qual è il ruolo della Digital Health in questo campo? Cosa possono fare le tecnologie digitali per la salute per sostenere la lotta contro la crisi climatica?

Il mondo ha la febbre

Lo scorso giugno in Russia e in Alaska, oltre il circolo polare, si sono registrate temperature di circa 30°quando normalmente dovrebbero essere vicine allo 0. Nello stesso periodo in quasi tutta Europa faceva più caldo che nella Death Valley, con punte di 46° in Francia.
Questi sono solo alcuni esempi recenti e localizzati, ma il riscaldamento globale ha gravi conseguenze sanitarie per intere comunità a livello mondiale.

L’OMS avverte che, oltre ai danni fisiologici dell’esposizione a temperature elevate, l’impatto diretto sulla salute comprende un aumento dell’incidenza di malattie respiratorie e cardiovascolari; inoltre il cambiamento climatico ha anche effetti indiretti dovuti a contaminazioni alimentari e dell’acqua, alla diffusione di malattie infettive e anche alle risposte sociali, come i flussi migratori e i problemi di accesso ai servizi sanitari.

Dove va la sanità?
I sistemi sanitari di tutto il mondo hanno già oggi molti problemi di sostenibilità, e la catastrofe climatica diventerà un ulteriore onere per le loro risorse. Secondo le proiezioni dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), in Europa la spesa pubblica per la salute e l’assistenza a lungo termine passerà dall’attuale 6% del PIL a quasi il 9% nel 2030 e al 14% entro il 2060.

Le cause dell’aumento dei costi pubblici deriverebbero, oltre che dall’invecchiamento della popolazione, anche dalla crescente percentuale di malattie croniche e da altri problemi di salute legati al drastico peggioramento della situazione ambientale.
Per affrontare efficacemente la situazione, i sistemi sanitari pubblici dovranno essere preparati al peggio, e in grado di aumentare la qualità dei servizi e di ampliare la copertura della popolazione nonostante tutto.

Le tecnologie di Digital Health non potranno naturalmente contrastare i cambiamenti climatici, ma offrire in ogni caso un grande aiuto alla gestione sanitaria, pubblica e privata, per far fronte alle conseguenze di eventi estremi.

Digital Health vs zanzare

La diffusione di alcune malattie infettive sensibili al clima sarà, come detto, una delle ripercussioni più significative dei cambiamenti meteorologici.
L’innalzamento della temperatura creerà infatti condizioni favorevoli allo sviluppo delle zanzare che trasmettono malaria, dengue e Zika.
Da uno studio di “The Lancet” è emerso che nei Paesi in cui la febbre dengue è endemica, la capacità di trasmissione delle zanzare è cresciuta di quasi il 10% dal 1950, proprio a causa dei cambiamenti ambientali. Nel 2015 in America Latina, nel mese successivo a un periodo di caldo estremo, si è verificato un netto aumento dei casi di contagio da virus Zika, sempre trasmesso da una zanzara.

Gli strumenti digitali stanno già fornendo un supporto contro queste malattie, grazie alla realizzazione di mappe elettroniche interattive con tutte le informazioni necessarie per monitorarle e contenerne la diffusione, ma la tecnologia può andare oltre alla semplice visualizzazione dei dati, aiutando anche a prevenire concretamente le epidemie.

Ricercatori americani stanno usando ad esempio i dati dei satelliti della NASA per predire la diffusione della malaria, identificando le aree in cui l’umidità crea un ambiente favorevole allo sviluppo delle zanzare, così da poter adottare tempestive contromisure.

Verily Life Sciences, divisione di Google dedicata alle applicazioni digitali in ambito scientifico e biotecnologico, sta studiando il modo di ridurre la popolazione di insetti rendendoli sterili grazie a un complesso editing genetico.

Lo smartphone per respirare meglio

L’inquinamento atmosferico provocato dai combustibili fossili è responsabile di circa 7 milioni di morti ogni anno per problemi respiratori: lo sviluppo di sensori e dispositivi indossabili potrebbe aiutare nella diagnosi e nella gestione di queste malattie.
L’uso di inalatori intelligenti per l’asma consentirebbe ad esempio di raccogliere passivamente i dati del paziente e trasmetterli al medico di famiglia, o di memorizzarli sullo smartphone per monitorare i sintomi nel tempo. Attualmente sono addirittura in fase di studio alcuni dispositivi in grado di avvisare gli utenti in caso di potenziali fattori ambientali scatenanti.

Nel gennaio 2019, la FDA (Food and Drug Administration) ha approvato il primo inalatore “smart”, realizzato dalla casa farmaceutica israeliana Teva, con un sensore che ne traccia in tempo reale l’utilizzo e sincronizza i dati con l’app dedicata, avvisando il paziente se l’uso che ne fa è corretto.

Una società inglese ha infine realizzato Smart Peak Flow, un piccolo accessorio adattabile a tutti gli smartphone che consente agli utenti di monitorare il picco di flusso espiratorio dei pazienti asmatici direttamente dal telefono. I dati possono naturalmente essere condivisi con lo specialista, facilitando così la gestione della malattia.

Fonte: medicalfuturist.com

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