DIGITAL HEALTH

La sfida della Digital Health nella Medicina Cardiovascolare

Key points

  • In USA 4,5 miliardi di dollari di investimenti in Digital Health nel 2105.
  • 267 società hanno superato i 2 milioni di dollari di fatturato.
  • Gli interventi di Digital Health sono in grado di ridurre significativamente gli outcome cardiovascolari e hanno un impatto positivo sui principali fattori di rischio.
  • Le malattie cardiovascolari sono al centro della rivoluzione digitale della salute, per l’opportunità di ridurne i costi aggregati.
  • Per rendere effettiva la rivoluzione digitale della salute è necessario trasformare la massa dei dati in dati rilevanti, mettendo in grado i medici di aggregarli, interpretarli ed elaborarli in modo significativo.
  • Un falso mito è che le strategie di Digital Health dipendano da tecnologie sofisticate. Molti efficaci interventi digitali a livello globale sono costituiti da strumenti semplicissimi, come un banale sms.

 

Digital Health, un termine molto ampio che sta a significare l’impiego di device digitali e tecnologie di monitoraggio, per la condivisione e l’analisi dei dati sanitari di un paziente, così da migliorarne l’approccio alla salute e alle cure.

Le società che operano nel settore medico, ma anche quelle di elettronica al consumo, servizi internet, comunicazioni, abbigliamento, trasporti, ecc. credono molto nel futuro della “salute digitale”, e stanno accrescendo in modo vertiginoso la loro attenzione verso questo mondo.

Negli Stati Uniti, nel solo 2015, gli investimenti complessivi in questo campo hanno raggiunto i 4,5 miliardi di dollari, con ben 267 società che hanno superato i 2 milioni di fatturato.

Si tratta di un’opportunità straordinaria in tutte le aree terapeutiche, che presenta tuttavia prospettive particolarmente interessanti sul fronte della salute e della prevenzione cardiovascolare.
Secondo il Prof. Mintu Turakhia, specialista in medicina cardiovascolare dell’Università di Stanford, autore di un articolo da poco pubblicato su JAMA (The Journal of American Medical Association), Digital Health e gestione delle malattie cardiovascolari rappresentano un connubio “naturale”. Ciò non solo per la prevalenza elevata di queste patologie e dei relativi costi sociali, ma soprattutto grazie alla capacità delle nuove tecnologie di misurare in modo continuativo e affidabile i segnali biologici più rilevanti, quali frequenza cardiaca, pressione sanguigna, coagulazione e saturazione, oltre a effettuare un efficace monitoraggio del livello di attività fisica.
Il risvolto economico: una riduzione dei costi

Ma in concreto, che ruolo hanno le applicazioni di salute digitale nell’assistenza ai pazienti con malattie cardiovascolari?

L’autore dell’articolo spiega che il quadro generale della fornitura di assistenza sanitaria è fondamentalmente cambiata nel corso degli ultimi 8 anni. Partendo da riforme quali l’Affordable Care Act americano, con l’obiettivo di incentivare la qualità e l’efficienza delle cure, si è arrivati ad analisi sempre più approfondite dei costi aggregati di una malattia, con un focus particolare su infarto del miocardio, insufficienza cardiaca, e rivascolarizzazione.

Le terapie cardiovascolari sono state perciò al centro di questa trasformazione, con sanzioni economiche alle strutture sanitarie che hanno visto ritornare troppo presto dopo le dimissioni i pazienti colpiti da malattie cardiache, oltre a quelli di altre comuni patologie croniche.

 

Nuove opportunità

In questo scenario di cambiamento dell’assistenza sanitaria, in cui si prospetta una forma di rimborso anche per la gestione delle cure croniche non “face to face”, per la salute elettronica ci sono ulteriori grandi opportunità di avanzamento proprio nel campo delle terapie cardiovascolari.

In uno studio retrospettivo condotto a riguardo dalla Mayo Clinic, associazione no profit per la pratica e la ricerca clinica, si sono valutati i benefici della Digital Health sugli “outcome” delle malattie cardiovascolari (eventi, mortalità, ospedalizzazione) e i fattori di rischio comparati con un approccio non digitale.

Complessivamente, da un’analisi dei dati aggregati di ricerche precedenti, è risultato che gli interventi di Digital Health sono in grado di ridurre gli outcome e hanno un impatto positivo sui principali fattori di rischio, in particolare su peso e indice di massa corporea, rispetto ai metodi tradizionali. Anche il cosiddetto Framingham Risk Score, ovvero l’algoritmo utilizzato per stimare il rischio cardiovascolare a 10 anni di un individuo, risulta significativamente migliore con l’utilizzo degli smart device digitali.
Inte(g)razione medico-paziente
Queste grandi prospettive non devono però far dimenticare le sfide che la salute digitale racchiude, ricorda il Prof. Turakhia, prima fra tutte quella della piena inte(g)razione medico-paziente. Ovviamente i tool digitali da soli non funzionano come una terapia attiva, e la loro diffusione deve essere accompagnata da un lavoro di preparazione e formazione sul personale sanitario, che consenta di sfruttarne appieno le potenzialità.

La quantità e l’affidabilità delle informazioni provenienti dai dispositivi di monitoraggio “indossabili” non servirà a migliorare lo stato delle cure, se gli specialisti non disporranno degli strumenti adatti per aggregare, interpretare ed elaborare i dati in modo significativo.

La processabilità dei dati, più della loro semplice consultazione, potrebbe rappresentare un meccanismo molto efficace per motivare e spingere il paziente a sviluppare comportamenti e abitudini più corrette in tema di aderenza terapeutica, di gestione della patologia e di cambiamenti di stile di vita.

 

Fonti:

http://www.mayoclinicproceedings.org/article/S0025-6196(15)00073-7/fulltext

http://jamanetwork.com/journals/jamacardiology/article-abstract/2546893

 

 

 

 

 

 

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